Il numero degli impianti fotovoltaici in Italia, nonostante la progressiva riduzione degli incentivi, è in costante crescita; secondo lAtlasole del Gse (gestore servizi energetici) vi sono attualmente oltre 10 MW di picco di impianti di gradi dimensioni. Sono molte tuttavia le preoccupazioni legate allimpatto ambientale di tali impianti, che per la loro consistenza fisica sul territorio e la loro immagine «manifesta», attraggono lattenzione anche dei non addetti ai lavori.
Si ricorderà che nel passato il fotovoltaico era accusato di richiedere nella fase di produzione un consumo di energia maggiore dellenergia prodotta in esercizio: si è poi dimostrato invece che il tempo di ritorno energetico, ovvero il numero di anni necessari affinché il pannello generi una quantità di energia pari a quella complessivamente spesa per la sua produzione, varia dai 2 ai 6 anni a seconda della tecnologia, del clima e dellinstallazione e che perciò dopo quel periodo di tempo, il pannello diventa un produttore netto di energia «pulita».
Più recentemente si sono lette autorevoli prese di posizione sulla competizione tra fotovoltaico e produzioni agricole, che tuttavia tralasciano valutazioni quantitative sulle superfici complessivamente disponibili per linstallazione di pannelli, o ignorano le procedure autorizzative in materia (la Regione Piemonte ad esempio esclude le aree con classi di capacità duso del suolo 1° e 2°). Altra preoccupazione citata come sempre più significativa è quella relativa alla dismissione e al riciclo dei moduli fotovoltaici, una volta a fine vita utile. A riguardo è necessario fare chiarezza sulle modalità di riciclo e sugli aspetti di filiera.
La vita utile di un modulo è almeno pari a 20 anni; le modalità per il suo riciclo si differenziano a seconda della tipologia di modulo e dei materiali. Esistono sostanzialmente due tecnologie: la prima (sviluppata dalla Deutsche Solar) per i moduli in silicio cristallino; la seconda (sviluppata dalla First Solar) per i moduli in film sottile CdTe, che consente di estrarre il tellurio e il cadmio, materiali altamente tossici. I moduli in silicio cristallino vengono smontati come una qualsiasi apparecchiatura elettronica e i vari materiali (vetro temprato, eventuale alluminio, cella in silicio, Eva) recuperati singolarmente. Sono tuttavia in fase di studio e sperimentazione, anche se ancora a scala di laboratorio, numerose altre tecnologie per il riciclo del fotovoltaico (ne è un esempio il progetto Resolved, www.resolved.bam de).
A livello europeo, è stata fondata nel 2007 lassociazione no-profit Pv Cycle (www.pvcycle.org) con lo specifico intento, da parte dellindustria del fotovoltaico, di sviluppare un programma per il recupero e il riciclo dei moduli fotovoltaici al termine della loro vita utile e assumersi le responsabilità di tutta la catena di produzione dei moduli. Al momento Pv Cycle conta circa 230 tra produttori e importatori di moduli fotovoltaici, centri di ricerca, associazioni, installatori e distributori; questi operatori rappresentano il 90% del mercato europeo. Pv Cycle organizza una rete di punti di raccolta dai quali i moduli usati vengono inviati ai partner del consorzio che provvedono al loro riciclo. Da giugno 2010, inizio delle operazioni, sono state raccolte 1.350 tonnellate di materiale, di cui 284 in Italia. Le stime del consorzio prevedono per il 2030, a livello europeo, una quantità di rifiuti pari a oltre 130.000 tonnellate.
Anche a livello nazionale si sono moltiplicate le iniziative, dopo che il decreto del 5 maggio 2011 sul quarto conto energia ha stabilito, per gli impianti che entreranno in esercizio dal prossimo 30 giugno, lobbligo di aderire a un consorzio che garantisca il riciclo dei moduli (certificato rilasciato dal produttore attestante ladesione).
Il Consorzio per la gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) ha lanciato alla quindicesima edizione della fiera Ecomondo di Rimini il sistema integrato Ecolight esteso alla raccolta e riciclo dei pannelli fotovoltaici esausti o guasti (www.ecolight.it). Il Comitato delle industrie fotovoltaiche italiane (Ifi) ha invece siglato a ottobre un Accordo di programma con il Consorzio nazionale raccolta e riciclo (Cobat) per lattuazione di una filiera di riciclo del fotovoltaico interamente italiana (tranne il riciclo della cella in silicio che viene inviata allestero non essendoci, al momento, impianti adatti nel nostro paese). Laccordo prevede anche listituzione di un tavolo tecnico per lanalisi delle tecnologie di trattamento e riciclo in vista dello studio di fattibilità di un impianto-pilota nazionale dedicato specificatamente allo smaltimento delle celle fotovoltaiche.
Infine, si segnala che la revisione della Direttiva europea 2002/96/CE sulla gestione dei rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, definitivamente approvata il 23 dicembre, contempla lobbligo del riciclo dei moduli fotovoltaici. Lindustria del settore ha già proposto di adottare come riferimento il consorzio Pv Cycle, poiché una tale filiera non può che essere gestita a livello europeo.
Articoli recenti
- Elizabeth Diller: la costruzione è sempre un fatto instabile 11 Marzo 2025
- Nuovarchitettura, giovani progettisti in rete 11 Marzo 2025
- Studiare Architettura al Politecnico di Milano, a Mantova! 11 Marzo 2025
- Co-housing a Napoli, una politica pubblica sostenibile 9 Marzo 2025
- Oderzo premia le forme della resistenza 8 Marzo 2025
- Nova Gorica e Gorizia: una capitale, due città, due velocità 5 Marzo 2025
- Liu Jiakun è il Pritzker 2025. Vince la Cina di mezzo 5 Marzo 2025
- Slittovia al Lago Nero di Carlo Mollino, la vendetta del folklore 5 Marzo 2025
- Howard Burns (1939-2025) 4 Marzo 2025
- Villa Morassutti, restauro domestico tra le Dolomiti 3 Marzo 2025
- La vision di Trump per Gaza: must (con Musk) 1 Marzo 2025
- Siza, le altre, gli altri: tra interviste e omaggi 26 Febbraio 2025
- Spazio pubblico, la formula messicana 26 Febbraio 2025
- Case, cose, chiese: carismi universali e microstorie di riuso 25 Febbraio 2025
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Michele Roda. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Ilaria La Corte, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Maria Paola Repellino, Veronica Rodenigo, Cecilia Rosa, Ubaldo Spina. Editore Delegato per The Architectural Post: Luca Gibello.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. a The Architectural Post, nuovo editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2025 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata